Precolombiani: le prime civiltá
Nel nostro immaginario collettivo il contatto fra i primi europei che misero piede nelle Americhe e i nativi di quei territori è dipendente dalle rappresentazioni che ne sono state fatte da questa parte dell’Atlantico: secondo una prospettiva eurocentrica noi siamo approdati dall’altra parte dell’oceano per portare civiltà e progresso a popolazioni assolutamente prive di qualsiasi riferimento culturale significativo.
Molti sono i quadri in cui i primi navigatori sono raffigurati mentre scendono a terra e incantano coloro che guardinghi li accolgono con perline e specchietti, molti sono stati anche i film che, rispettosi di questo cliché, lo hanno perpetuato fino a farci credere che quanto accaduto alla fine del XV secolo da quelle parti fosse stato davvero così.
In realtà, ora che approfonditi studi storici e antropologici hanno permesso di accantonare quella semplice lettura dei fatti, sappiamo che le cose andarono in modo diverso. Sappiamo che nell’America precolombiana erano fiorite straordinarie culture, diverse fra loro e tutte particolarmente sviluppate, anche se non secondo i canoni tipici della storia europea. E che fu il contatto con gli europei a creare le premesse per la loro fine, non certo per il loro progresso. Nonostante le popolazioni di quei territori fossero differenti fra loro, anche se alcuni caratteri come la sedentarietà, l’aggregazione in città, la dedizione all’agricoltura e un’organizzazione sociale gerarchica furono comuni, tutte, indistintamente, subirono dal contatto con l’uomo bianco la perdita dei loro tratti originari e l’arresto del loro sviluppo autonomo.
GLI OLMECA
E sì che di etnie nell’America precolombiana ce n’erano davvero parecchie, alcune delle quali nate in epoche remotissime, addirittura antecedenti al 12mila a.C. Gli storici concordano tuttavia sul fatto che la prima vera civiltà mesoamericana, quella che fece da fonte di ispirazione a tutte le altre, fu la civiltà Olmeca: fiorita intorno al XV secolo a.C. nell’odierno Messico centro meridionale, dominò l’intera area fino al 400 a.C. Il nome si deve a un termine azteco con il quale si definiva “gente della gomma” quel popolo che si era stanziato da quelle parti e che aveva scoperto i vantaggi dell’estrazione del lattice dagli alberi. Scelsero di fermarsi lì a causa della straordinaria fertilità dei terreni, che producevano soprattutto mais. Si ritiene che avessero elaborato un originale sistema di scrittura, ma a tutt’oggi non è stato ancora recuperato un solo oggetto iscritto ed è per questo che gli storici faticano a dare autenticità alla notizia ricavata dalle leggende delle popolazioni circostanti. Nel corso degli anni la popolazione crebbe e iniziò a stanziarsi in vere e proprie città, la più importante delle quali fu senza dubbio La Venta, nello stato messicano del Tabasco, come testimoniano i numerosi reperti portati alla luce dagli archeologi. A porre fine alla loro civiltà non fu l’incontro con gli europei, ma l’arrivo e la crescita di altre popolazioni intorno, in particolare i Maya e gli Zapotechi.
I MAYA
I Maya furono una delle civiltà più raffinate che si svilupparono in quei territori: architettura, arte, matematica, astronomia, nessuna delle prime scienze rimase sconosciuta ai loro saggi, che riuscirono a trasferire il loro sapere ai discendenti elaborando quello che oggi viene considerato l’unico vero sistema di scrittura pienamente realizzato dell’America precolombiana. Essi si svilupparono fra il 750 e il 500 a.C. in un’estesa area che comprende gli attuali stati di Guatemala e Belize, oltre ad ampi tratti di Messico, Honduras ed El Salvador: lì si raccolsero in grandi centri urbani, diventati successivamente vere e proprie città stato. le più importanti delle quali furono Tikal e Calakmul.
Il re era considerato una divinità in grado di fare da mediatore fra il mondo degli dei e quello degli uomini: come tale, il sovrano delle città aveva il diritto di trasferire il suo potere al primo figlio maschio, in modo da creare dinastie particolarmente consolidate. Gli edifici rimasti a testimoniare la straordinaria familiarità che essi avevano con le conoscenze architettoniche e ingegneristiche sono numerosissimi, fra i più importanti e famosi monumenti dell’America centrale. L’anno della fine della civiltà Maya corrisponde al 1511: fu allora che un galeone spagnolo approdò sulle loro coste e costituì le basi per la successiva invasione. I Maya cercarono di resistere, ma la potenza di fuoco delle truppe del comandante Hernán Cortés fu decisamente sovrastante. La guerra contro gli spagnoli si prolungò fino al 1697, quando la capitale del regno Itza Tayasal capitolò sotto gli assalti di Martin de Ursua.
GLI ZAPOTECHI
Gli Zapotechi invece si svilupparono nella valle di Oaxaca, nell’attuale Messico occidentale, intorno al 600 a.C. e lasciarono in eredità al mondo precolombiano un alfabeto rudimentale che costituì la base della creazione del sistema di scrittura Maya. La loro fine fu sancita dalla sconfitta bellica contro gli Aztechi del 1497, poco prima che questi ultimi capitolassero sotto gli assalti feroci delle truppe spagnole sbarcate in gran numero per saccheggiare il saccheggiabile.
GLI AZTECHI
Gli Aztechi furono una delle più floride civiltà precolombiane, insediatasi in Messico dopo essersi trasferita dalla California nel XIII secolo, anche se la parola venne coniata da un geografo tedesco per distinguere i messicani antichi dai messicani moderni, visto che loro si definivano Mexicas. A differenza dalle altre culture formatesi nella zona, gli Aztechi esercitarono un tipo di governo che nulla aveva a che fare con quello delle città-stato che era andato per la maggiore altrove. Gli Aztechi non esercitavano un’autorità vera e propria sui territori conquistati, ma si limitavano ad esigere tributi con cui mantenere florido il sistema di governo: una volta che i popoli sottomessi versavano quanto dovuto, il patto era rispettato e nessuno aveva più da temere alcunché. Della loro cultura si hanno numerosissime testimonianze, sia a livello architettonico che a livello storico: degli Aztechi sono note la suddivisione sociale, l’organizzazione scolastica, l’impostazione dell’esercito, la grande abilità nel gestire produzione e commercio, la raffinatezza dei costumi ed anche la propensione a ricorrere ai sacrifici umani per placare le divinità. La fine di questa straordinaria civiltà fu decretata da Cortés, che nel 1521 conquistò la capitale, Tenochtitlan, sconfiggendo il re Montezuma.
GLI INCA
Un'altra popolazione dal grande spessore storico fu quella degli Inca, insediatasi fra il XIII e il XV secolo nell’altopiano andino, nell’attuale Perù. Nessuno sa con precisione da dove giunsero o se al contrario si svilupparono dalla sintesi delle civiltà autoctone, così come nessuno sa esprimersi con esattezza sull’origine della loro lingua, sicuramente sconosciuta agli abitanti che vivevano nei territori circostanti: nemmeno l’archeologia è stata in grado di offrire risposte esaurienti e ancora oggi a far fede dell’avvento degli Inca è solo la loro mitologia. I primi insediamenti si svilupparono nella valle di Cuzco, al punto che il tempio di quella località divenne il punto di riferimento della religione di quel popolo: una serie di guerre contro le città circostanti portò Cuzco ad assumere il predominio politico e a diventare col passare del tempo la capitale di un vasto impero, i cui confini si estesero all’Ecuador e al Cile.
La testimonianza più significativa della grandezza degli Inca è l’incredibile rete stradale che nel corso dei secoli riuscirono a realizzare da nord a sud per unire i territori sotto il loro dominio e agevolare gli scambi commerciali: un’opera di ingegneria pari a quella realizzata dai Romani per estensione ed efficacia strutturale. Due gli itinerari principali, quello montano e quello costiero, uniti fra loro, là dove la conformazione orografica lo permetteva, da strade minori ma di fondamentale importanza, visto che permettevano di non lasciare nessuno isolato. Stazioni di sosta, parapetti nei punti più esposti, fondo ben curato e scorrevole, filari di alberi e soprattutto ponti sospesi intrecciati con corde di canapa e agave erano le caratteristiche più significative. La fine dell’impero Inca si deve ai ripetuti assalti portati da parte di Francisco Pizarro alla capitale, la cosiddetta “città d’oro”, che capitolò nel 1533.